GEFOND PARTECIPA ALLA CONFERENZA DI FACE
Gefond partecipa la conferenza “A Green Competitiveness Agenda for Europe”, a Roma presso l’Ara Pacis. Organizzata da FACE (Federazione dei Consumatori di Alluminio in Europa), per festeggiare i suoi 25 anni.
Critica verso le decisioni adottate dalla Ue in materia di politiche ambientali e ripercussioni sul settore manifatturiero la posizione del senatore Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze. “Hanno assolutamente ragione. Le faccio un conto facile, arrotondando sempre per semplificare. L’Italia fa circa il 3% del Pil mondiale e le emissioni dell’Italia sono il 2,5%. La Cina fa circa il 20% del mondiale e il 30% delle emissioni. Cosa significa? Siccome non mi risulta che ci siano delle barriere ai confini delle emissioni, più noi produciamo più riduciamo le emissioni, più la Cina produce più aumentano le emissioni. Quindi semplicemente è tutto sbagliato. Bisogna produrre di più in Europa e in Italia”.
Il punto di vista delle imprese arriva da Tiziana Tronci, Consigliere di amministrazione di Gefond che chiede semplificazioni per le aziende. “Noi imprenditori dobbiamo avere il coraggio di fare un passo avanti e per farlo dobbiamo però anche essere supportati dall’industria, dal governo. E come possiamo esserlo? Ad esempio attraverso la facilitazione di quello che è l’accesso al credito. Un’altra cosa importante è l’attrattività dei giovani nel nostro settore, della filiera dell’alluminio. Perché se parliamo di futuro dobbiamo parlare di nuove leve da coinvolgere e da motivare. Un altro aspetto che è il fil rouge è la digitalizzazione che permette di essere più competitivi e sostenibili.
“Noi siamo vittima delle distorsioni di mercato, con un dazio su una materia prima che non c’è più perché in Italia non ne produciamo più come metallo primario da circa vent’anni e anche in Europa ormai siamo deficitari per questa materia prima indispensabile per oltre l’85% del fabbisogno, sostiene Mario Conserva presidente FACE. Quindi siamo in notevole crisi e le aziende si danno da fare. Sono riuscite a risolvere il problema del riciclo ma non possono risolvere da sole il problema della mancanza di materia prima che in Europa sarà formidabile e che tra l’altro con il gioco delle incredibili sanzioni che si vogliono mettere sul metallo green si porta il costo del materiale sulle piccole e medie aziende, che noi intendiamo tutelare, a dei livelli per cui è in atto un processo di vera e propria deindustrializzazione”.
Un invito a rivedere alcune politiche comunitarie per rilanciare il settore manifatturiero arriva da Cesare Pozzi professore di Economia industriale alla Università Luiss. “Se vogliamo essere realmente un’area manifatturiera, serve la comprensione di cosa questo voglia dire dal punto di vista culturale. Noi stiamo abbandonando in maniera anche poco consapevole quelle che sono le radici del successo europeo dal dopo guerra che si è basato appunto su una manifattura diffusa sui territori e tutto questo si è perso ormai da tempo e se lo vogliamo recuperare c’è bisogno di una terapia un po’ differente da quella che ora è prospettata”.
Critica verso le decisioni adottate dalla Ue in materia di politiche ambientali e ripercussioni sul settore manifatturiero la posizione del senatore Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze. “Hanno assolutamente ragione. Le faccio un conto facile, arrotondando sempre per semplificare. L’Italia fa circa il 3% del Pil mondiale e le emissioni dell’Italia sono il 2,5%. La Cina fa circa il 20% del mondiale e il 30% delle emissioni. Cosa significa? Siccome non mi risulta che ci siano delle barriere ai confini delle emissioni, più noi produciamo più riduciamo le emissioni, più la Cina produce più aumentano le emissioni. Quindi semplicemente è tutto sbagliato. Bisogna produrre di più in Europa e in Italia”.
Il punto di vista delle imprese arriva da Tiziana Tronci, Consigliere di amministrazione di Gefond che chiede semplificazioni per le aziende. “Noi imprenditori dobbiamo avere il coraggio di fare un passo avanti e per farlo dobbiamo però anche essere supportati dall’industria, dal governo. E come possiamo esserlo? Ad esempio attraverso la facilitazione di quello che è l’accesso al credito. Un’altra cosa importante è l’attrattività dei giovani nel nostro settore, della filiera dell’alluminio. Perché se parliamo di futuro dobbiamo parlare di nuove leve da coinvolgere e da motivare. Un altro aspetto che è il fil rouge è la digitalizzazione che permette di essere più competitivi e sostenibili.
“Noi siamo vittima delle distorsioni di mercato, con un dazio su una materia prima che non c’è più perché in Italia non ne produciamo più come metallo primario da circa vent’anni e anche in Europa ormai siamo deficitari per questa materia prima indispensabile per oltre l’85% del fabbisogno, sostiene Mario Conserva presidente FACE. Quindi siamo in notevole crisi e le aziende si danno da fare. Sono riuscite a risolvere il problema del riciclo ma non possono risolvere da sole il problema della mancanza di materia prima che in Europa sarà formidabile e che tra l’altro con il gioco delle incredibili sanzioni che si vogliono mettere sul metallo green si porta il costo del materiale sulle piccole e medie aziende, che noi intendiamo tutelare, a dei livelli per cui è in atto un processo di vera e propria deindustrializzazione”.
Un invito a rivedere alcune politiche comunitarie per rilanciare il settore manifatturiero arriva da Cesare Pozzi professore di Economia industriale alla Università Luiss. “Se vogliamo essere realmente un’area manifatturiera, serve la comprensione di cosa questo voglia dire dal punto di vista culturale. Noi stiamo abbandonando in maniera anche poco consapevole quelle che sono le radici del successo europeo dal dopo guerra che si è basato appunto su una manifattura diffusa sui territori e tutto questo si è perso ormai da tempo e se lo vogliamo recuperare c’è bisogno di una terapia un po’ differente da quella che ora è prospettata”.