IMAGO: IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA NELL’INDUSTRIA
La tecnologia è una risorsa insostituibile: potremmo definirla come il motore dello sviluppo, lo strumento indispensabile per l’evoluzione della società e dell’industria in tutti i suoi campi. Hardware, software e algoritmi sono alla base del funzionamento di tantissimi oggetti di uso quotidiano, ma anche degli stessi processi produttivi che hanno portato alla loro realizzazione.
Francesco Magri, Responsabile Ricerca e Sviluppo della sezione Visione Artificiale di Imago, in un’intervista chiarisce quale sia il ruolo della tecnologia in ambito industriale.
Com’è cambiato il modo di produrre negli ultimi anni e in cosa la tecnologia è stata ed è fondamentale?
“Da tempo viviamo in un’epoca di sovrapproduzione: gli attori sul mercato sono tantissimi, gli standard qualitativi crescono e i margini di guadagno diventano sempre più bassi. A questo si aggiungono poi la scarsità delle materie prime e la necessità di ridurre l’impatto sull’ambiente. In uno scenario del genere, per sopravvivere un’azienda non può sprecare risorse e la differenza tra successo e fallimento può dipendere da accorgimenti minimi. La tecnologia si basa su un approccio scientifico, finalizzato a ottimizzare ogni aspetto della produzione, abbattendo i costi e mantenendo alta la qualità. In sostanza, si tratta non solo di realizzare prodotti migliori, ma di produrre in modo sempre più efficiente”.
È questo il compito di realtà come Imago?
“Nell’ambito del controllo qualità, i sistemi di visione rappresentano un importante strumento di supporto alle analisi aziendali, in quanto le informazioni, le immagini e i dati ricavabili sono tutti tracciati, memorizzati e facilmente accessibili. Imago si occupa di questo, realizzando macchine per il controllo e la gestione delle linee di produzione nei settori Pressofusione, Trafileria, Termoformatrici e Biomedicale.
Il nostro obiettivo è da sempre quello di superare il concetto di semplice selettore buono/scarto nel controllo qualità sui pezzi prodotti.
A volte si tratta di tradurre le conoscenze del personale esperto in algoritmi (e quindi in software) in grado di replicarne l’operato; altre invece di andare oltre le capacità dell’occhio umano in termini di risoluzione, velocità e ripetibilità del risultato, intercettando difetti molto piccoli o addirittura fuori dallo spettro visibile. Impiegando ottiche speciali, onde polarizzate, luci ultraviolette o termocamere è possibile rilevare imperfezioni che altrimenti passerebbero inosservate. Il nostro compito quindi non si limita a stabilire se un pezzo sia conforme o meno: le informazioni raccolte ci permettono spesso di capire da cosa dipende il problema e quale punto della linea produttiva sia maggiormente responsabile.
In più, analizzando i trend, possiamo anche individuare la presenza di una difformità prima che si arrivi a generare un prodotto difettoso, consentendo di intervenire in modo mirato e con manutenzione preventiva”.
Cosa aspettarsi per il prossimo futuro?
“Nell’ambito dell’intelligenza artificiale, oggi si parla tanto di deep learning: in pratica non è più il programmatore che traduce e scrive il codice, ma la macchina stessa che sviluppa l’algoritmo a partire dai dati raccolti. Siamo solo agli inizi, ma stiamo parlando di un salto evolutivo enorme, del superamento della stessa intelligenza umana. Abbiamo già cominciato a fare sperimentazione e ad analizzare i risultati: le potenzialità sono eccezionali, in qualunque campo. Ed è solo questione di tempo”.